Pubblichiamo il testo dell’Introduzione del Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, all’Assemblea congiunta di Vescovi delegati e Sindaci delle città del Mediterraneo.
Cari e Venerati Confratelli,
Cari Sindaci,
le giornate di ascolto, conoscenza reciproca e condivisione culminano oggi in questa nostra Assemblea congiunta. Sento forte dentro di me un sentimento di gratitudine per la vostra presenza in questo Sala, la più grande e più importante sotto il profilo storico-artistico di Palazzo Vecchio. Nel convenire dei 60 Vescovi del Mediterraneo è presente – così come immagino nei Sindaci – il significato di una comune appartenenza al Mare Nostrum, da cui attingere la bellezza e la forza della fratellanza, ma anche la profezia di unità che è insita nella nostra umanità.
Ci sono dei principi ispiratori, ben precisi, all’origine del secondo incontro dei Vescovi, chiamato in continuità con il primo “Mediterraneo frontiera di pace”. Da quando, infatti, ho conosciuto, il “sindaco santo” di Firenze, Giorgio La Pira, il Mediterraneo ha iniziato a parlare al mio cuore. Si è fatto poi annuncio e proposta, culminata nel 2020 a Bari, quando ho toccato con mano sulla pelle dei Vescovi l’incontenibile sofferenza di questo Mare, ridotto a tomba di migliaia di sorelle e fratelli. È così che mi sono ricordato delle parole pronunciate da La Pira: “Il Mediterraneo torni ad essere quello che fu”. La peculiarità del nostro ritrovarci, a livello ecclesiale, è stata quella di esprimere il modo evangelico del vissuto quotidiano delle comunità che rappresentiamo, dando voce alle difficoltà e alle domande dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, in un momento che è davvero drammatico. Non possiamo non guardare al conflitto in corso ed esprimere tutta la preoccupazione e lo sgomento per quanto sta avvenendo.
Consegniamo alla storia una pagina che racconta non solo un evento, ma che diventa impegno concreto per il futuro. È come se la storia, con S maiuscola, ci parlasse del passato, per riflettere sul presente con una prospettiva aperta sul futuro.
Il passato. In questo luogo non posso non citare Giorgio La Pira. «Tante altre famiglie venivano a Palazzo Vecchio per esporre la drammaticità della loro situazione: povera gente sfrattata che cercava un tetto e un riparo. Cosa dovevo fare? Potrei uscirmene dicendo agli sfrattati: mi dispiace ma io non posso farvi nulla. Il mio ragionamento – se devo prendere sul serio i miei doversi sostanziali di sindaco – non può essere che un altro: non può essere che un “ragionamento” samaritano, di intervento: devo cioè cercare tutti i mezzi atti a sanare una situazione di pena che non comporta ritardo alcuno!». Sono parole impegnative che, dal passato, tracciano una rotta ben precisa: ciascuno di noi, ciascuna donna, ciascun uomo, può imprimere nella strada percorsa ogni giorno un indirizzo nuovo, una svolta, per costruire con piccole scelte il Bene Comune.
Il presente. Viviamo ore drammatiche! Con i Vescovi, presenti a Firenze, abbiamo espresso il dolore per il terribile scenario in Ucraina. Abbiamo fatto appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi. Si fermi la follia della guerra! Conosciamo bene questo flagello, per questo abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere la pace. Ogni conflitto è una “inutile strage”, come affermò Benedetto XV nel pieno della Prima Guerra Mondiale. Il presente non può che essere racchiuso in una parola che diventa invocazione: pace!
Il futuro. Consegnando alla Storia queste giornate, traiamo un impegno a proseguire in un processo, non semplicemente ideale, di fratellanza e di conoscenza delle diversità che sono una grande ricchezza. La bellezza del mosaico di tradizioni e culture, violata dai drammi che vivono molti nostri popoli, è imperativo perché il Mare Nostrum torni ad essere crocevia di storie e tradizioni e non più doloroso cimitero. «L’uomo – diceva La Pira – è tale per la sua capacità di incontro che corrisponde alla sua intima natura sociale e al disegno di Dio che con la sua grazia agisce perché gli uomini e i popoli compongano, nel rispetto di tutte le loro diversità, l’unitarietà della famiglia umana».
Facciamo sì che il nostro futuro sia organizzato dalla speranza. Grazie!