Il Mediterraneo non è un semplice confine geografico, ma è uno spazio storico, un territorio vivo che racconta di rapporti, di separazioni e di unità, tra Occidente e Oriente, tra Nord e Sud. Purtroppo, da diversi anni il Mare Nostrum è al centro di profonde crisi, che coniugano instabilità politica, precarietà economica e tensioni religiose: dal Medio Oriente alle coste africane, dai Balcani alla Spagna. Ma l’area mediterranea non ha mai smesso di proporre – all’Europa e al mondo intero – quella visione profetica di Giorgio La Pira, che era solito definirla come una sorta di “grande lago di Tiberiade”. Una raffigurazione che è più di un’idea e che oggi abbiamo la possibilità di iniziare a mettere in pratica.
Così, il colore azzurro del mare nel logo intende rappresentare proprio questo desiderio di ricerca, di riflessione, d’insoddisfazione verso la condizione attuale, di una comunicazione nuova tra i diversi contesti bagnati dal mare. La scritta MediTERRAneo, con evidenziata la parola Terra, esprime questo anelito. Le mani che si protendono l’una verso l’altra simboleggiano l’incontro, dalla cui realizzazione nascono ponti, non muri, come non smette di ricordarci Papa Francesco. Le mani incarnano anche la ricchezza e la storia di ogni territorio che si affaccia sul mare: solo ascolto e condivisione permettono l’incontro. La figura stilizzata è immagine dello slancio che i Vescovi del Mediterraneo intendono compiere verso la promozione di una cultura del dialogo e verso la costruzione della pace.
Infine, il logo ha forma semicircolare per richiamare l’idea dell’arcobaleno e, quindi, di un arco di perdono, di pace, d’impegno verso il Mediterraneo vivo e i popoli che lo abitano.
L’incontro, promosso dalla Chiesa italiana a Bari dal 19 al 23 febbraio 2020, vuole essere un laboratorio di sinodalità, come stile di vita da lasciar trasparire nella stima vicendevole, nella gratitudine, nella cura delle relazioni. Nella volontà dei promotori c’è la certezza che la Chiesa mediterranea è presente e operante, ricca di tradizioni liturgiche, spirituali ed ecclesiologiche, con l’opportunità, oggi, di rafforzare le strutture di comunione esistenti e forse d’inventarne di nuove.